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venerdì 29 luglio 2011

Psicanalizzati dal banco!

Articolo di Stefano Olivari, pubblicato su "Il Giornale" ...
La profilazione della clientela è uno dei segreti meglio custoditi dai bookmakers. Non per i risultati statistici delle indagini, che tendono ad assomigliarsi ed in ogni caso riguardano parametri neutri (età, reddito, professione, titolo di studio, interessi) quanto per le conclusioni sulla personalità degli scommettitori.
Definendole con termini diversi, gli psicologi al servizio dei bookmakers hanno infatti individuato tre tipologie umane: professionisti (non necessariamente a tempo pieno), impulsivi-compulsivi (motivazioni diverse ma stessi comportamenti pratici), occasionali-sociali (a loro il gioco serve per conversare o mettere alla prova la propria competenza). Gli intervistati di tutti e tre i gruppi asseriscono di giocare per vincere, ma solo quelli del primo hanno una strategia più o meno valida per farlo. E’ quindi evidente che la pubblicità e l’offerta di quote siano volte a colpire gli altri, che per aziende di livello mondiale rappresentano circa l’85% del volume delle giocate. Un marketing non banale, che si basa sul modello psicoanalitico, secondo cui la propensione al gioco è un atto autodistruttivo che rappresenta un desiderio inconscio di perdere: la rovina finanziaria è in questo quadro una punizione, la cui funzione è quella di ridurre il senso di colpa. La pubblicità di un certo tipo di quote sembra proprio rivolta a chi decide di getto o a chi non abbia tanta voglia di perdere tempo: da qui l’enfasi sulle quote delle ‘grandi’ e quella sulle multiple. Proprio i due mondi da cui i professionisti stanno alla larga.

lunedì 24 gennaio 2011

L'utilità dei superficiali...

Articolo di Stefano Olivari, pubblicato su "Il Giornale"...
Qualunque scommettitore ha bisogno di una strategia di gioco, a prescindere dalla propria competenza sportiva. Lo dice la logica ma lo dicono anche i numeri, quelli sul gioco ‘cieco’ che raramente vengono pubblicizzati.
Una statistica è credibile anche con poche centinaia di gare, ma esageriamo e prendiamo in considerazione le circa 13.800 partite all’anno che vengono disputate nei trenta più importanti campionati calcistici d’Europa. Giocando a massa uguale la quota dello stesso bookmaker su ognuno dei 3 segni dell’ormai defunto Totocalcio, si nota un andamento sinusoidale nel corso delle stagioni: mai si sarebbe perso più del 4,1% (è successo una volta con il pari), mai si sarebbe vinto più del 1% (successo con il 2), con bilanci quasi sempre compresi fra il più e il meno 1,5%. Siccome i bookmaker non hanno certo margini così risicati, visto che mediamente di ogni 10 euro giocati gliene rimangono in cassa 2, la conclusione è scontata: la massa degli scommettitori gioca peggio di quanto ci si potrebbe aspettare in termini matematici. Questo significa che abuso di multiple, puntate tifose, suggestione del grande nome, evento trasmesso in diretta televisiva, carenza di informazioni, emulazione di altri giocatori e altri fattori portano il 20% del nostro capitale nella casse del banco. Che del resto con le percentualine del gioco sistematico non esisterebbe, costringendoci a giocare a tombola in salotto. Conclusione: chi scommette in maniera superficiale è necessario a chi scommette con la testa.

martedì 14 settembre 2010

L'Over dell'uomo medio...

Articolo di Stefano Olivari, pubblicato su "Il Giornale"...
Tifare per un gioco stagnante a centrocampo è contro natura, sia per l’appassionato di calcio puro che per lo scommettitore dilettante. I bookmaker lo sanno benissimo ed è per questo che le quote degli Under sono quasi sempre, rapportate alla difficoltà di previsione, migliori di quelle degli Over. La statistica quinquennale (2005-2010) sugli Under dei principali cinque campionati di calcio europei (quasi diecimila partite, unendo anche quelle delle fasi finali delle coppe) ci dice infatti che quando si parla di pochi gol totali a partita (1,5 o 2,5) le tendenze per campionato o per periodo sono a volte contraddittorie, ma quando invece si va su un numero di gol superiori la tattica di gioco ideale è unica e indiscutibile. Under 3,5 gol a partita, 4,5 e così via a seconda delle offerte del banco.
Performance, giocando nella legalità alla miglior quota disponibile in Italia, davvero interessanti: il meglio lo abbiamo tratto dall’Under 6,5, un 15% annuo senza progressioni o ragionamenti di money managent con i quali un professionista farebbe sicuramente meglio. Il bookmaker continuerà comunque a prosperare, perché la massa perdente darà la sua preferenza ‘ponderata’ sempre all’Over. E gli altri hanno quindi trovato la ricetta per vivere di scommesse? L’hanno forse trovata per trarre dal proprio capitale un interesse superiore a un bond o a un titolo di stato, a patto di effettuare ogni anno duemila puntate senza senza brividi. Viverci dipende dalla propensione al rischio e dal capitale, secondo l'unica regola davvero indiscutibile: i soldi chiamano soldi.